Dalla carta alla rete

Una riflessione sui social network nel panorama letterario

«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira».

 

Per anni abbiamo pensato che Jerome David Salinger stesse un po’ fantasticando quando faceva immaginare al suo giovane Holden la possibilità di contattare i grandi scrittori.

Oggi sicuramente non sarebbe facile parlare al telefono con gran parte degli autori dei libri che leggiamo, ma potremmo essere in grado di contattare alcuni di quei protagonisti della letteratura contemporanea che si mettono in gioco, sia dal punto di vista dei contenuti che della forma. Quella letteratura che rischia, allontanandosi dalla marginalizzazione di nicchia degli ambienti editoriali e sforzandosi di trovare uno spazio per l’analogico in un mondo digitale.

Perché spesso sono gli scrittori stessi a idealizzare la letteratura incastrandola in una determinata e arbitraria pellicola formale, senza magari accorgersi che quella pellicola, adesso, non sembra avere più molto senso.

Forse siamo un po’ stanchi di sentirci dire che i social network hanno influenzato non solo ogni aspetto della nostra vita quotidiana ma anche ogni forma di intrattenimento, compresa quella che sembrava più diversa e lontana dal web, come la letteratura.
Eh si, perché la sintassi apparentemente svuotata e desertificata dei nuovi media, i suoi neologismi e ammiccamenti funzionali alla velocità di fruizione e quell’antilingua che domina il web sembrano ben lontani dal sapore retrò dei versi poetici e dalla ricerca stilistica delle prose.

Oggi è difficile parlare di letteratura. Questa infatti ha certamente un peso diverso rispetto a quello che aveva ai tempi di Vladimir Nabokov, che, dopo ogni lezione salutava i suoi studenti confidando loro un piccolo segreto: studiarla, studiarne la forma, lo stile, non ci riserverà nessun insegnamento pratico nella vita reale. Questo perché, nella vita reale, tutto si riduce all’ispirazione, alla creatività e all’istante.

Lo stesso istante, appunto, protagonista di un social come Instagram, il quale permette di scovare letture semisconosciute e scrittori emergenti, ovviamente sempre con un occhio di riguardo verso classici intramontabili.

Puzzle Book Eleonora Signorini Dalla carta alla rete

Forse Nabokov avrebbe descritto i social come un serbatoio di possibilità da riorganizzare e ricreare: una sorta di caos a cui lo scrittore è abituato a dare un senso, una capacità che affascina da sempre ogni lettore. Non ci emozioniamo più soltanto assaporando l’odore della carta appena stampata del libro, perché la magia e la capacità di coinvolgere passa anche attraverso uno schermo.

E anche il linguaggio, il nuovo “Stil novo digitale”, ha un qualcosa di curioso, nel suo mescolare espressioni gergali, inglesismi e l’italiano più corretto. Dobbiamo adottare un nuovo modo di pensare la letteratura, che guardi ai nuovi linguaggi del web e alla loro frammentazione sui social, senza tuttavia farsi inglobare o snaturare da essi.

La rivoluzione tecnologica non declassa né squalifica la letteratura, la quale continua a detenere la sua aura elitaria: i social network si presentano quindi come strumenti necessari per far emergere un settore di cui purtroppo si parla ancora troppo poco.

È curioso notare come, nel tempo, ogni cultura e forma espressiva abbia integrato la precedente in una linea di continuità: dal mondo della parola orale a quello della scrittura, fino a quello delle immagini.
Perché mai, nello sconfinato universo della comunicazione, un nuovo mezzo dovrebbe essere destinato a eliminare tutto ciò che esisteva fino al momento precedente? Noi non crediamo che, in questo preciso momento storico, non ci sia posto per libri e riviste, rimpiazzate, secondo molti, da televisione e social network.

Pensiamo invece che i nuovi mezzi di comunicazione digitale, sebbene non sempre riescano a consolidare il vecchio, di sicuro lo trascendono, conservandolo e superandolo, offrendogli una nuova forma. La letteratura non solo resiste a tutto, al tempo e anche alla tecnologia, ma ne trae ispirazione e miglioramento. E dopo un tempo in cui si paventava la scomparsa della sana abitudine di leggere i classici, a causa del ruolo del digitale e dei social network, i libri cambiano volto e spopolano sul digitale.

I social costituiscono un potente megafono semantico, un circolo virtuoso che cattura quotidianamente la nostra attenzione, una serie sconfinata di piccole finestre che si affacciano sui luoghi incontaminati della letteratura.
Stiamo più o meno silenziosamente assistendo a una rivoluzione della lettura, non più un lusso e un passatempo di nicchia, ma un mondo scritto da persone per persone, un intrattenimento universale che invita i lettori digitali ad aprirsi e leggersi dentro.

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Forse sono cambiati i sentimenti, la fruizione della letteratura o il modo di scrivere, ma noi lettori siamo sempre dotati di quella capacità critica che ci fa ancora oggi sognare davanti alla vista di una quantità infinita di libri e che ci fa venir voglia di telefonare agli scrittori.

Proprio questa capacità critica trova uno spazio nel mondo dei social: noi lettori digitali – come nella più antica forma di narrazione, quella orale – diventiamo nuovamente parte in causa della narrazione. Possiamo raccontare al nostro vicino, all’amico lontano, alla maestra delle elementari, al commesso della nostra libreria preferita o direttamente allo scrittore, quanto quel romanzo in particolare ci prenda così tanto e come ci sentiamo quando veniamo catapultati in quel mondo estraneo di cui ci scopriamo spettatori invisibili.

Se nel momento in cui ci troviamo immersi nella lettura non ci viene voglia di parlare con nessuno, appena chiudiamo il libro sentiamo l’esigenza di esternare le nostre impressioni, confrontarci con altri lettori, esaltare l’opera o inveire contro chi ce l’ha consigliata. Ecco cosa hanno permesso i social oggi, creando un luogo virtuale più spazioso della realtà più concreta.

Per questo motivo, non possiamo rivendicare a spada tratta l’identità e l’alienazione della letteratura al cospetto di una disarmante e deformante realtà virtuale. Dobbiamo accettarne invece il cambiamento. Perché anche la letteratura, esattamente come tutte le cose, è in divenire: si evolve e si trasforma, ma dopotutto, come diceva Nabokov, è tutta una questione di ispirazione.

 

«Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro, se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità».

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